Roma è sicuramente tra le città più visitate al mondo. Molte persone però si fermano ai monumenti e ai percorsi più turistici, tralasciando tanti luoghi meno conosciuti. La Capitale nasconde storie e opere d’arte in ogni angolo, per questo abbiamo deciso di dividere questa guida in due parti. Se cerchi un’alternativa ai soliti itinerari , ecco i primi 12 posti da scoprire di Roma.
- L’effetto ottico di Via Piccolomini
- Palazzetto Zuccari
- Falsa cupola, Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola
- Galleria Sciarra
- Buco della serratura
- Cimitero Acattolico
- Chiesa di San Luigi dei Francesi
- Centrale Montemartini
- Chiesa di Santa Caterina martire
- Antica Farmacia di Santa Maria della Scala
- MAAM Museo dell'Altro e dell'Altrove
- Orto Botanico
L’effetto ottico di Via Piccolomini
Vi siete mai chiesti se quello che state guardando sia effettivamente la realtà? Probabilmente vi farete questa domanda osservando la cupola di San Pietro da Via Piccolomini. La bellezza di Roma e dei suoi luoghi non è una novità, ma la cosa che affascina sempre di più è la possibilità di trovare degli scorci nascosti ancora più suggestivi. E questo angolo di città non è da meno. Questa via si trova tra via Aurelia Antica e Gregorio VII e percorrendola noterete qualcosa di strano. Avvicinandosi verso la fine e quindi alla cupola che si staglia sullo sfondo, essa non risulterà più grande, come dovrebbe essere naturalmente. Al contrario avvicinandosi la cupola sembrerà più piccola, allontanandosi invece diventerà sempre più grande. Questo particolare effetto si può notare sia camminando sia percorrendo la strada in macchina o in motorino. La soluzione del mistero sembra essere negli edifici circostanti, i quali da lontano fungono da cornice per la cupola, rendendola più grande. Una volta superati gli edifici la cupola invece rimane sola nel cielo di Roma, tornando alla sua grandezza naturale. Mistero o no, questa rimane comunque una delle esperienze da fare una volta nella vita a Roma.
Foto di @marcocarrera_7
Palazzetto Zuccari a Trinità dei Monti
A Trinità dei Monti si nasconde un palazzo ispirato al Parco dei mostri di Bomarzo. Nasconde perché un occhio meno attento potrebbe essere distratto (giustamente) dalla scalinata e da Piazza di Spagna, ma è pronto ad attendervi con le sue mostruosità. Zuccari era un artista, un pittore, autore degli affreschi della cupola di Santa Maria del Fiore, a Firenze. Durante uno dei suoi soggiorni a Roma, nel 1590, decise di costruire una casa d’artista per esprimere tutta la sua creatività e dimostrare la sua importanza. Per impressionare gli ospiti, Zuccari fece realizzare delle decorazioni sul portone e sulle finestre affacciate su Via Gregoriana. Le disturbanti rappresentazioni hanno donato a questo edificio il nome di “casa dei mostri”. Lo scopo era quello di impressionare i visitatori e creare uno shock all’entrata, in netto contrasto con il raffinato e delizioso giardino e l'ambiente interno. Zuccari purtroppo morì poco dopo ma nel corso degli anni si avverò il suo sogno, quello di far diventare la sua casa una casa per gli artisti. Con il passare del tempo il palazzo passò di mano in mano tra vari proprietari e subì varie trasformazioni fino ad arrivare a Henriette Hertz. Grazie a lei venne fondata all’interno della struttura la Biblioteca Hertziana, ancora oggi uno dei maggiori centri di studi al mondo sull’arte italiana. Purtroppo, l’ingresso e la consultazione non sono liberi ma bisogna essere molto pazienti e fortunati per prenotare una visita all’interno. Il Palazzetto viene anche citato da Gabriele D’Annunzio del suo romanzo “Il piacere”.
Foto di @hesitantexplorer
Falsa cupola, Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola
Nella Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola si può rimanere incantati dalla bellezza di una cupola, che in realtà non c’è. Un tempo cappella universitaria del Collegio Romano, l’edificio è collocato a Campo Marzio, affacciato sulla piazza omonima della chiesa. Voluta e finanziata dal vescovo Ludovico Ludovisi, la cui sepoltura si può ancora osservare all’interno, venne a costare una cifra spropositata per l’epoca. Il mecenate, infatti, per supportare il progetto del professor Orazio Grassi sborsò 200 mila scudi, somma che non bastò però per completare la cupola. Altre fonti parlano di opposizione dei cittadini del quartiere, poiché essa avrebbe oscurato il sole. Fatto sta che la cupola non si poteva fare. Mentre per la bellissima facciata in stile barocco e la costruzione del resto della chiesa si alternarono vari architetti, per sopperire al problema della cupola venne chiamato il pittore gesuita Andrea Pozzo. Pozzo, maestro della tecnica trompe-l’oeil, tipica dei giochi di illusione del barocco, realizzò sia l’opera principale della chiesa, ovvero l’affresco della “Gloria di Sant'Ignazio”, sia la falsa cupola. Nell’affresco possiamo scoprire la raffigurazione dell’epopea dei gesuiti e i giochi messi in atto dal Pozzo, che rendono le spaziature e la percezione del dipinto molto più sconfinate della realtà. Per la cupola Pozzo realizza su tela una prospettiva che guardata da una certa posizione, il tondo dorato sul pavimento, dona l’effetto tridimensionale. Il soffitto piatto ricrea la profondità e la curvatura tipiche delle cupole classiche, dove in realtà non ci sono.
Foto di @niki_prl
Galleria Sciarra a via del Corso
Nel quartiere Trevi, precisamente in via Minghetti, una traversa di via del Corso, si trova uno dei più spettacolari esempi di stile liberty a Roma. Ideato in un momento di trasformazione per Roma, appena diventata capitale, questo passaggio pedonale rappresentava la voglia di cambiamento delle grandi famiglie dell’epoca. Fatto costruire da Maffeo Barberini Colonna per unire vari ambienti del Palazzo Sciarra, scelse Giulio De Angelis perché uno dei più innovativi architetti italiani (autore anche del palazzo della Rinascente). La Galleria rappresentava il cortile esterno ed è possibile accedervi anche da piazza dell’Oratorio. È un piacere immergersi ancora in questo ambiente, tra pitture, colonne e vetrate e che potete trovare aperto negli orari di ufficio. La protagonista qui è la Donna. Dedicata a Carolina Colonna Sciarra, madre del principe Maffeo, nelle sue decorazioni troviamo l’esaltazione delle virtù femminili (riconosciute all’epoca) e alcuni momenti di vita quotidiana, tipiche dell’Ottocento. Possiamo quindi scorgere le figure de ‘La Pudica’, ‘La Sobria’, ‘La Forte’, ‘L’Umile’, ‘La Prudente’, ‘La Paziente’, ‘La Benigna’, ‘La Signora’, ‘La Fedele’, ‘L’Amabile’, ‘La Misericordiosa’. Tutte ad opera del pittore Gabriele Cellini, sul progetto di art nouveau di Giulio Salvadori, tra richiami architettonici etruschi e romani.
Foto di @lele93_gt
Buco della serratura sul colle Aventino
A due passi dal Giardino degli Aranci potete osservare la cupola di San Pietro come non avete mai fatto: spiandola dal buco di una serratura. La porta è quella del cancello del Priorato dei Cavalieri di Malta, ubicato nella magnifica cornice offerta dal colle Aventino. In ogni momento della giornata è possibile godere di un’emozionante prospettiva della cupola, diversa dal solito, incastonata tra il viale dei Giardini dell’Ordine. L’architetto Piranesi, incaricato di ristrutturare l’ingresso, sfruttò al meglio la posizione del portone, offrendo un piccolo ma incantevole sguardo sulla Basilica. Piranesi è anche autore della piazzetta antistante l’entrata. Tutto il contorno sembra, e probabilmente è, stato ideato e costruito per donare questo scorcio romantico e suggestivo. È stata girata qui una delle scene più iconiche del film di Paolo Sorrentino, “La grande bellezza”, in cui Toni Servillo e Sabrina Ferilli spiano dal buco della serratura, prima di immergersi nelle meraviglie del palazzo e degli ambienti interni. Il consiglio comunque è quello di sfruttare l’occasione di una visita al colle o ai giardini per “sbirciare” dalla serratura, o viceversa dare un’occhiata per poi immergersi nel contesto di una delle zone più belle e rilassanti della capitale.
Foto di @elibec90
Cimitero Acattolico degli artisti e dei poeti
Descrivere un cimitero in termini entusiastici non è mai facile. Ma l’atmosfera che potete vivere in questo angolo di pace e tranquillità è unica nel suo genere. Chiamato anche “Cimitero degli artisti e dei poeti”, per le personalità che vi sono sepolte, sembrerà quasi di essere in un museo a cielo aperto. Adiacente alla Piramide Cestia, vicino a Porta San Paolo, è stato utilizzato fino dal 1716, sotto concessione di Papa Clemente XI, per dare una degna sepoltura ai non cattolici, esclusi dalle chiese e dai terreni consacrati. Nel corso degli anni hanno trovato quindi riposo in questo luogo stranieri ortodossi, protestanti, ebrei che in qualche modo avevano trascorso periodi più o meno lunghi nella capitale e nella quale avevano lasciato un ricordo indelebile. Tra piante, vicoli, tombe e sculture è possibile scorgere i nomi di personaggi e artisti che hanno segnato la storia della letteratura, della poesia, della pittura. John Keats, Percy Bysshe Shelley, il figlio di Goethe, Antonio Gramsci, il pittore russo Karl Brullov e recentemente anche Andrea Camilleri. L’aria che si respira non è triste ma solenne e ricca di romanticismo e cultura. Sono circa 4000 i defunti, da ogni paese del mondo, con iscrizioni in più di 15 lingue diverse. I sepolcri e gli epitaffi spesso rispecchiano le personalità di chi era in vita ed è curioso scoprire quale messaggio e ricordo hanno voluto trasmettere ai loro posteri.
Foto di @chiarettanelmondo
Chiesa di San Luigi dei Francesi
Non capita tutti i giorni di poter ammirare dei dipinti di un’artista come Caravaggio. Pensate che nella Chiesa di San Luigi dei Francesi potete invece trovarne ben tre in un colpo solo. Rimarrete stupiti dalla quantità di opere d’arte contenute in questo luogo di culto, situato tra il Pantheon e Piazza Navona. La chiesa nazionale dei francesi fu completata nel 1589, grazie ai lavori di Domenico Fontana sui progetti di Giacomo della Porta. Ma deve la sua fondazione a Giulio dei Medici, futuro Papa Clemente VII. Lo stile è quello del barocco e del Rinascimento; a livello artistico i richiami e l’esaltazione della Francia sono infiniti, tra personaggi storici e religiosi. A partire dalla facciata in cui sono posizionate le statue di Carlo Magno, San Luigi, Santa Clotilde e San Giovanni di Valois. All’interno possiamo ammirare le opere di artisti come Domenichino e Guido Reni, nelle cappelle laterali e sulla pala d’altare. Proprio tra le cappelle possiamo scorgerne una magnifica, chiamata Contarelli, dedicata a San Matteo e realizzata da un prodigio come Michelangelo Merisi, detto Caravaggio. Le opere che troviamo qui sono tra le più famose del pittore: “La Vocazione di San Matteo”, “San Matteo e l’Angelo” e “Il Martirio di San Matteo”. La potenza evocativa e la bellezza del tratto di Caravaggio raggiungono qui la loro massima espressione. Per completare l’opera, la volta è realizzata dal Cavalier d’Arpino, tra i maestri proprio di Caravaggio. La chiesa ospita anche sepolcri illustri, come quelli di Pauline de Beaumont, fatta costruire dal suo amante Chateaubriand, e del cardinale François Joachin de Bernis.
Foto di @mylifeinfullframe
Il museo della Centrale Montemartini
La Centrale Montemartini offre un mix originale e suggestivo tra presente e passato. Il museo fonde l’arte e le sculture all’interno del primo impianto pubblico di Roma per la produzione di energia elettrica. Situata lungo la via Ostiense, viene dismessa nel 1963. Dopo un lungo periodo di abbandono viene rivalutata e, grazie al progressivo trasferimento di opere come sculture e reperti archeologici, nel 1997 diventa il secondo polo dei Musei Capitolini. La prima mostra ad essere ospitata fu intitolata “Macchine e Dei”, un accostamento tra archeologia industriale e classica che ancora oggi rappresenta l’anima del complesso. Tra le sale in stile liberty possiamo ammirare ancora intatti motori, turbine e caldaie a vapore, al fianco di marmi, mosaici e ritrovamenti, simboli della Roma Repubblicana e Imperiale. Recentemente è stata aperta anche un’altra ala, dedicata alle carrozze del Treno di Pio IX. Interessanti anche la serie di eventi e di mostre periodiche che vengono allestite in questo che rappresenta uno degli spazi espositivi più originali della capitale.
Foto di @eleutha
Chiesa ortodossa di Santa Caterina martire
Il più grande luogo di culto ortodosso russo costruito fuori dalla federazione dopo la rivoluzione del 1917 è a Roma, a pochi passi dalla stazione di San Pietro. Ci troviamo nel territorio di Villa Abamelek, la residenza dell’ambasciatore russo a Roma. La vicinanza con la Santa Sede rappresenta quasi un dialogo tra i due mondi religiosi. Inaugurata nel 2009, dopo essere stata voluta fortemente dalla comunità dei credenti fin dall’epoca di Pietro Il Grande, è un edificio piuttosto recente ma che rappresenta al meglio l’essenza e lo stile delle chiese bizantine ortodosse. Un’ottima opportunità per chi volesse ammirare questo tipo di architettura senza allontanarsi dall’Italia. Il bianco delle pareti, tetti di color verde acqua e pinnacoli dorati sono il marchio di fabbrica. L’interno, completamente realizzato da artisti russi, offre la possibilità di osservare i fini mosaici bizantini, i dipinti e le rappresentazioni iconiche delle figure più importanti. Particolare anche il sistema di campane, il cui suono particolare e armonioso arriva a farsi sentire anche dai vicini di Piazza San Pietro. All'interno dell'edificio è presente la cripta dedicata ai santi Costantino ed Elena. Non solo luogo di culto. Questa chiesa viene frequentata dalla comunità ortodossa anche per vivere dei momenti di convivialità.
Foto di @donny.85
Antica Farmacia di Santa Maria della Scala
Nel cuore di Roma resiste ancora la farmacia più antica d’Europa, la farmacia dei papi, la Spezieria di Santa Maria della Scala. Nel quartiere Trastevere, per la vicinanza a San Pietro, veniva frequentata assiduamente da personaggi di rilievo della chiesa cattolica. Costruita nel XVI secolo, gestita dai Carmelitani Scalzi, un ordine che coltivava e preparava ogni tipo di erbe e medicamenti autonomamente per poi venderli, fino al 1954, anno della sua chiusura. È situata nel convento dell’ordine ed è affascinante vedere come qui il tempo sembra essersi fermato. Entrando si ha l’impressione che la spezieria non sia mai stata chiusa e che domani potrebbe tornare operativa. Tra i mobili in legno del Settecento e i soffitti affrescati, tutto è ancora al suo posto e perfettamente intatto, anche gli oggetti più piccoli e particolari. Banconi, scaffali e vetrine che ancora custodiscono antichi medicinali e bilance per pesarli. Oltre alla sala vendite si può entrare anche nell’erbario e nei laboratori. Forse le sale più suggestive di questa antica farmacia, con strumenti, fiale, mortai, macchine e antiche ricette, frutto di anni di studi e sacrifici. Tra le tante medicine ancora custodite, è curioso vedere come sia ancora conservata la teriaca, un antidoto che veniva però usato come rimedio per ogni malessere, composto da 56 ingredienti diversi. L’ambiente è abbastanza piccolo e per visitare l’antica farmacia occorre approfittare di visite guidate ed aperture periodiche.
Foto di @sarababusci
MAAM Museo dell'Altro e dell'Altrove
Un’occupazione che diventa un museo. Un bisogno di vivere e un segnale di protesta che si sprigiona con l’arte e viceversa. Il MAAM, Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz, nasce dall’occupazione dello stabilimento Fiorucci su Via Prenestina 913. Il progetto parte nel 2012, ma già dal 2009 quest’area era stata già occupata. Quello che rende questo museo unico è l’unione di arte e vita. Perché nel MAAM le persone vivono, dormono, mangiano, al fianco di opere, dipinti e installazioni. Condivisione di spazi e di forme d’arte. Artisti da tutto il mondo ogni anno danno il loro contributo gratuito alla prosecuzione di un progetto che è quasi un ideale. Da quelli più famosi ed affermati a quelli meno conosciuti ma con tanta voglia di esprimersi. Addentrarsi nei locali del vecchio mattatoio è un turbinio di emozioni contrastanti. Paura, orrore, gioia e stupore. Tra opere dal significato immediato e quelle invece che ne hanno uno più nascosto. Tra poesie, storie d’amore e raffigurazioni fanciullesche improvvisamente vi troverete di fronte alle crude rappresentazioni delle violenze sugli animali che venivano perpetrate in quegli spazi. Storie di sofferenza e di fughe, da luoghi difficili, verso nuove speranze o luoghi lontani e immaginari, come la Luna e i sogni. Questo museo abitato trasmette al meglio tutta la forza espressiva dell’arte, soprattutto quella street.
Foto di @miwamicaela
Orto Botanico sul Gianicolo
Per gli appassionati del genere ma anche per chi vuole imparare qualcosa in più e passare del tempo nella natura, l’Orto Botanico di Roma è la tappa perfetta. Nella vecchia residenza di Cristina di Svezia, Parco di Villa Corsini, alle pendici del Gianicolo, è situato questo enorme parco, di 12 mila ettari, che ospita più di 2 mila e 500 specie di piante diverse. L’area è divisa in varie zone che racchiudono varie tipologie di piante, da quelle più vicine a noi a quelle tropicale. La foresta di bambù, il giardino giapponese, le serre tropicali sono solo alcuni degli esempi. Affascinante la collezione di alberi monumentali secolari, come quella delle piante medicinali. Altri ambienti degni di nota sono il roseto, lo specchio d’acqua con le piante acquatiche e il Giardino degli Aromi. Per elencarle tutte non basterebbe un libro, ma rimarrete sorpresi dalla varietà e vastità delle varie aree e collezioni. Non preoccupatevi del periodo ma piuttosto sfruttatelo per godervi al meglio ciò che desiderate. In autunno è il momento del foliage, con le foglie che cadono e cambiano colore, creando paesaggi pittoreschi. In primavera, se sarete fortunati, potrete assistere all’Hanami, la fioritura dei ciliegi, tipico del Giappone, ma anche nelle altre stagioni ci saranno degli eventi particolari. L’entrata ha un piccolo costo che è destinato alle ricerche dell’Università della Sapienza, attuale gestore dell’Orto. Potete decidere di visitare il parco liberamente o con delle guide, ma anche sfruttare i laboratori e le attività didattiche.
Foto di @arapics
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